CHI SONO IO?

di Monica Febo

Ringraziare desidero per l’anima
perché se scende dal suo gradino
la Terra muore
Mariangela Gualtieri (*)

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Il male di cui soffre la vita credo sia una carenza di spiritualità.

Il clima culturale che respiriamo è segnato da una profonda scissione materia/spirito ed è causa di continue scissioni in noi.

Anche il percepirci separati dall’ambiente che ci circonda, in un atteggiamento predatorio e colonizzatore verso il mondo attorno, comporta scissioni e dolorose mistificazioni. Percepirci invece nel mondo-con (in tedesco MITWELT), in totale interconnessione con tutto ciò che esiste, è unificante, riparatore.

Siamo essenze spirituali incarnate, ed è motivo di dolore e malessere ignorare o non nutrire la nostra dimensione immateriale.

Il dottor Manfuso (medico omeopata) ci invita a fare ricuciture, a riconoscere che lo spirito dà vita e nutrimento al corpo, più che il contrario.

Ogni mattina al risveglio, sederci in una posizione rilassata per chiederci “Chi sono io?” è strumento di salute. Non tanto per avere risposte, ma per disporci all’ascolto, per connetterci alla nostra essenza interiore, profonda, per integrare le parti di noi. Del resto: “La verità vi renderà liberi”, cioè la fedeltà a se stessi e alla propria natura è condizione di pace interiore.

Viviamo in un’epoca di crisi ed assistiamo all’esasperazione delle contraddizioni della cultura di cui siamo figli.

Non esistono più (se mai ve ne fossero stati) gesti neutrali. Occorre la consapevolezza delle scelte che facciamo, perché esse contengono un’energia, che va in direzione di modi aggressivi e distruttivi, o di un profondo rispetto e cura per la sacralità della vita in ogni sua forma. Siamo chiamati a vivere questa temperie culturale e possiamo, tutti, fare molto con la nostra consapevolezza.

Possiamo essere consapevoli della violenza con cui ci vengono fatte richieste e comunicazioni, dell’arroganza con cui ci vengono poste condizioni e limitazioni nella vita quotidiana. Mi fermo, respiro, ne prendo consapevolezza, non mi faccio tramite di questo modo di fare. Non lo riproduco. Non lo alimento. Riconosco dignità alla mia persona e alla mia energia e la rivolgo in altre direzioni. In epoca di crisi la creatività, il pensiero divergente, sono grandi alleati.

Invitiamo a cena persone amiche per il puro piacere di stare bene insieme. Comunico ciò che sono. Condivido il mio prendere parte alla vita. Evitiamo chiacchiere inutili e banalità, disperdono energia e sminuiscono l’intelligenza delle persone con cui ci troviamo. Non facciamoci tramite di una cultura distruttiva, di morte, che mi vuole consumatore, cliente, acquirente acritico. Scegliamo se e come acquistare: grandi centri commerciali o mercatini di produttori locali. Ogni scelta alimenta un tipo di energia o l’altra. Granelli di sabbia, li chiamerebbe Sara, capaci di inceppare un meccanismo, un sistema. Rispetto così la mia dignità e la mia energia.

Scegliamo di invitare amici per leggere poesie, ascoltare musica, danzare in libertà (come abbiamo avuto la fortuna di fare grazie all’inesauribile regalo del Maestro Caramazza). Invitiamo amici per suonare, raccontarci libri letti, scambiarci opinioni senza alimentare faziosità, per il puro piacere del confronto.

Evitiamo il cicaleccio, il gossip, la critica, il sentito dire. Per avere grande rispetto di sé e degli altri.

Prestiamo attenzione ai sogni che facciamo; trascriviamoli quando li ricordiamo, per incentivare la comunicazione con il sé profondo. Sarà comunque un regalo, anche quando fossero sogni “forti”. Concediamoci di riconoscere, e se possibile affrontare, contraddizioni e nodi che bloccano l’espressione di una vita più autentica, libera.

Riconosciamo valore alla gentilezza, altro invito che ci rivolge il dottor Manfuso, e incoraggiamo, sosteniamo, offriamo aiuto a chi ci è vicino.

Non temiamo di alleggerire le nostre giornate, lasciamo spazi di silenzio e solitudine per stare con noi stessi. Ciò che tolgo avvalorerà ciò che resta, come scrive Theodor Adorno in Minima Moralia (piacevolmente citato dal dottore): Quando un autore lavora alla limatura del suo testo ed elimina delle parti, ciò che rimane risplenderà anche di quanto è stato tagliato.

Curiamo un orto, un giardino, uno spazio verde comune, un tratto di strada o un parco pubblico, per ascoltare il grido della Terra assetata, per riconoscere urgenze e priorità di senso nel nostro quotidiano, per sintonizzarci con i ritmi naturali della vita.

Questi e molti altri, sono gesti sacri che onorano la sacralità della vita. Fanno bene a noi e a chi ci è vicino; nutrono e rafforzano un’energia di bene di cui possiamo essere parte senza sapere dove andrà e quale forma prenderà. Ognuno di noi può fare tanto, semplicemente, a partire da una maggiore consapevolezza e alimentandola.

 

Ringrazio il dottor Manfuso, il Maestro Caramazza, la dottoressa Mazzanti e il dottor Baldoni per l’inesauribilità della giornata sull’Autosservazione la scorsa domenica 8 agosto.

 

 

(*) Questa poesia è diventata parte integrante delle serate poetiche di Mariangela Gualtieri, ma il testo originario è di Jorge Luis Borges. Mariangela Gualtieri lo ha arricchito, modificato in parte, e fatto suo in quanto espressione di un “IO” semplicemente umano.

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