Gruppi di crescita personale in Ecologia Umana unitamente al metodo Biosistemico

GET

Ci sono fasi della vita in cui si ha la sensazione di non fluire, come per un attrito che affatica senza risolversi in trasformazione e cambiamento. Il nostro mondo interiore non macina ma rimugina, ci si sente predati degli istinti migliori o ci sembra di dissipare occasioni e di non poter recepire i segni e i doni del quotidiano.

“Become part of the universe and the universe becomes part of you”.

I GET sono la traduzione concreta e integrata di principi e tecniche che affondano le proprie radici tanto nei diversi approcci storici della psicologia, quanto nei più recenti studi di neuroscienze e nelle filosofie orientali.

I GET sono cicli di 4 incontri (non a caso uno a stagione, ognuna delle quali è rappresentata e richiamata al centro del gruppo) durante i quali si lavora su un tema centrale come leit motive, ma gli esercizi proposti dai conduttori sono adattati in tempo reale al vissuto e all’energia che il gruppo trasmette di risposta nel qui ed ora. All’interno dei gruppi si avverte forte la presenza delle guide, che chiariscono le regole da rispettare, scandiscono i tempi da seguire, danno strumenti, confini e stimoli, affinchè si realizzino esperienze individuali, interpersonali e trans personali.

La ritualità è elemento sostanziante dei GET perché scandisce i tempi, focalizza l’attenzione, sintonizza e crea un senso condiviso. Il gruppo ha un rituale di apertura, uno di chiusura per ogni giornata o mezza giornata di incontro, rituali per accompagnare momenti di particolare trasformazione nel gruppo o in persone dello stesso e, ancora più peculiare, il rituale del cibo. Non solo ci sono pause e pranzi collettivi, ma ognuno dei partecipanti prepara qualcosa da condividere, con estrema attenzione ai gusti/necessità dei singoli, origine dei prodotti e tipicità delle pietanze preparate: il potere evocativo del nutrimento e del prendersi cura dell’altro preparando qualcosa che l’altro incorporerà è un momento arricchente e di scambio, tra i partecipanti e con i frutti della Grande Madre Terra.

In questo continuo processo di spostamento dell’attenzione e di connessione tra il Sé e l’ambiente, si alimenta l’autostima come il rispetto per l’altro e la responsabilità verso un bene più grande superiore nel cui fluire si inserisce la nostra vita.

Ognuno trova il proprio posto e il proprio senso nel modo e si sente a casa: nel proprio corpo come nel mondo, HIC ET NUNC.

Come si lavora?

E’ attraverso l’esperienza sensibile che il corpo apprende: ricorda, rivive, vive e crea nuove sinapsi che aprono possibilità esistenziali nuove e la persona integra sensazione, cognizione e azione, radicandosi e incarnando la consapevolezza della propria identità.

Da una parte il lavoro sui tre foglietti embrionali, ovvero le tre tipologie di radicamento, permette di esplorare memorie corporee antiche, primigenie, integrandole nel momento presente, nella consapevolezza e quindi di poterle modificare in modo adattivo ai nuovi bisogni e scopi.

Dall’altra parte l’esperienza emozionale correttiva e la possibilità di ripeterla nel qui ed ora, supportata dal gruppo, è funzionale all’instaurarsi di nuove abitudini (nell’accezione di Jerome Liss, mentore dell’approccio biosistemico).

I gruppi di ecologia hanno dunque molto in comune con quelli biosistemici e, di conseguenza, in quanto approcci olisitici e sistemici, hanno anche similitudini con le classi energetiche, con le sedute di psicodramma e le costellazioni familiari: utilizzano strumenti quali il rispecchiamento, l’intensificazione, l’identificazione, la drammatizzazione, l’impiego e la continua focalizzazione sul corpo quale strumento privilegiato per esprimere stati d’animo, emozioni e creare ponti con l’altro e l’ambiente, le visualizzazioni, tecniche di meditazione, mindfulness, di respirazione e un costante lavoro di integrazione dei tre radicamenti biosistemici.

Cosa facciamo?

La struttura stessa dei gruppi segue la curva biosistemica di attivazione fisiologica, dove prevalgono in modo alternato le due componenti del sistema nervoso autonomo, quello simpatico e quello parasimpatico: le attività proposte al gruppo o nei lavoro individuali sono attente ad alternare esercizi che stimolano ora l’uno ora l’altro, per mantenere un livello di attivazione equilibrato, oltre che calibrare l’intensità degli stessi in base alla finestra di tolleranza emotiva del singolo e del gruppo.

Ma i GET non sono solo gruppi che lavorano sulla centratura, sulla risoluzione di comportamenti problema o di emozioni disfunzionali con esercizi calibrati, vanno oltre: intanto per l’introduzione di tre elementi molto potenti, meno valorizzati negli approcci di cui sopra, ovvero la voce, la ritualità, la connessione con l’ambiente.

Il canto in coro rappresenta uno strumento “quasi gioco” che permette di lavorare su e con il corpo, in primis per lo sblocco del diaframma e il miglioramento del respiro, in secondo luogo perché permette di agire e mostrarsi, sentire una parte di sé che viene quotidianamente utilizzata in modo inconsapevole e permette di aprirsi all’ambiente intorno e creare sintonia con l’altro, sperimentando così uno stato positivo di connessione.

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