La Casa dell’Ecologia Umana è un eremo che respira. Respira con il ritmo delle stagioni nella collina marchigiana:
Inspira per accogliere aprendosi a chi è in ricerca, ai gruppi, ai seminari GEA; espira e ritorna un piccolo guscio con due anime dentro.
Inspira e si apre all’energia dei gruppi GET e del movimento; espira e si richiude , ritorna piccola.
Inspira le correnti dell’energia planetaria che si stanno muovendo in questo momento; espira e ritorna il TAO dei ritmi della natura.

Gli incontri e le proposte di Ecologia Umana hanno avuto inizio nello studio di Mario Baldoni a Bologna (Centro Studi Psyche), in una grande stanza al piano terra di un condominio. Tali incontri si svolgevano in gruppo, per l’intera giornata, alternando le attività alle pause conviviali, come parte integrante della condivisione.
Proprio tale modalità di incontro ha portato nel tempo i gruppi di E.U. a cercare vere e proprie “case”, dove accanto alla stanza per le attività ci fosse anche la cucina e la possibilità di pernottare.
Il passaggio in diversi luoghi e spazi, utilizzati come base per le attività di ecologia umana, ha alimentato poi il desiderio di avere una propria casa dove incontrarsi con i gruppi, un luogo condiviso dove svolgere un’esperienza di ricerca insieme.

Le sinergie tra tutte le persone che negli anni hanno fatto esperienza di gruppi in E.U., hanno spinto Mario Baldoni e Marina Mazzanti a realizzare questo desiderio, con la costruzione di un edificio che sia insieme residenza, studio professionale, luogo di incontro e ricerca.

La “Casa dell’Ecologia Umana”, così come è stata definita, è un’architettura in bioedilizia, costruita in legno su un terreno di famiglia, al posto di un edificio anni settanta, non funzionale allo scopo , situato su una collina nelle vicinanze di Pesaro, in strada Roncosambaccio 149/a, Fano.

L’edificio rispetta nella sua forma architettonica il tema della “Relazione”, intesa come:

  • relazione visiva con la natura e l’habitat naturale circostante;
  • attenzione al sole e al ciclo dell’acqua;
  • integrazione tra gli spazi per l’accoglienza e l’incontro con gli spazi del vivere quotidiano, della residenza e della professione.

Così ci piacerebbe che fosse: punto di arrivo di tutti questi anni di percorso e punto di partenza per una nuova evoluzione, luogo di cura e accoglienza, di passione per la ricerca e la conoscenza – raccontano Mario e Marina agli ospiti della casa.

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