

Di: redazione1
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L’ombra della Luce
di Daniela Pavoletti
Tre parole per raccontare il percorso delle tre giornate del Festival 2025: respiro, speranza, senso.
RESPIRO
Le tre giornate si sono aperte, su invito di Marina, con un piccolo rituale basato proprio sul respiro e sul gesto del corpo che si apre, raccoglie, trattiene e porta dentro per poi donare al mondo la propria energia in uno scambio capace di amplificare connessioni, presenze, bellezza.
Il respiro comune ha annullato le distanza, reso presente chi era assente e creato una grande armonia con il tutto.
Respirare è vivere ed è dentro questa identità che si collocano le varie esperienze vissute durante il Festival.
Il respiro di Norbert Lantschner lo abbiamo trovato nel titolo del suo libro ma soprattutto nelle esperienze che ha condiviso con noi. Il respiro apre e chiude, dilata e stringe in un movimento perpetuo, allo stesso modo in Norbert la sua dimensione personale respira con la sua competenza professionale e la sua umanità respira con l’appartenere alla natura.
Profondamente vitale anche l’intervento di Gigi Vezzoli; nella sua relazione ha raccontato come i dodici sensi, che appartengono a ciascuno di noi, devono respirare insieme, dialogando fra loro, sostenendosi reciprocamente, aprendo le porte sensoriali chiuse, alla ricerca di unità e pace.
Respiro meraviglioso e sacro quello della musica di Mozart proposta da Cinzia Fierro, un invito all’ascolto profondo con tutto il nostro essere.
Il respiro può anche giocare, cambiare ritmo e intensità; il pomeriggio dei laboratori ha fatto respirare il corpo, le parole, i pensieri, i sentimenti. I laboratori sono stati la massima espressione della “vivenzia” ovvero della vita che si fa esperienza e dell’esperienza che si fa vita.
SPERANZA
La manifestazione più evidente della speranza è stata per me il Festival stesso. Quando uno o più oppositori ostacolano il nostro cammino abbiamo sempre la possibilità di fermarci, a volte anche di tornare indietro, oppure la possibilità di andare avanti affrontando gli oppositori uno ad uno, traendo forza dal cielo, riconoscendo la potenza vitale di ogni azione che è sempre e comunque un nuovo inizio.
Sono molto grata a Mario e Marina, al gruppo Terra, al Corononcoro e a tutte le persone che hanno scelto di incarnare la Speranza in un’azione, testimoniando ancora una volta che “si può”.
Altro segno di una speranza forte è stata per me la partecipazione dei giovani al laboratorio di Norbert, l’entusiasmo con cui hanno raccontato l’esperienza fa ben sperare nel fatto che i giovani possano essere moltiplicatori di speranza di fronte alle sfide future.
SENSO
“Perché le gioie del più profondo affetto
o dei più lievi aneliti del cuore
sono solo l’ombra della luce.
(…)
Perché la pace che ho sentito in certi monasteri,
o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa,
sono solo l’ombra della luce.”
( da L’ombra della luce di F. Battiato)
Il senso della mia esperienza al Festival sta nelle parole della canzone di Battiato: la nostra esperienza umana, anche all’apice della gioia, dell’amore o della pace è e rimane solo l’ombra della luce.
La percezione del mio limite, muove in me due energie: una spinge verso la terra a toccare, gustare, ascoltare e vedere il mio essere umana, corporea, finita, imperfetta e l‘altra muove verso il cielo a cercare un’unità a cui anelo come un cervo all’acqua, un’unità che mi chiama, mi sorregge e mi protegge quando tutto intorno vortica e traballa.
Le giornate del Festival, la Casa dell’Ecologia umana, le persone presenti, ancora una volta, hanno fatto respirare queste due energie, l’ombra e la luce.
Per iscrizioni e informazioni:
334 7009556 Marina
email: corsi@ecologia-umana.it