Storie di pirati, nuvole e amore

di Giuseppe Mezzino

Durante queste giornate di ozio riflessivo, tante (forse troppe) sono le sollecitazioni provocate dal bombardamento di messaggi che piovono da ogni dove. I notiziari di radio e televisione e la scrittura bulimica sui social hanno trovato un formidabile alimento grazie all’argomento dell’epidemia ed è sempre più difficile stabilire un sano distacco da questa messe inesauribile di notizie. Ritrovo un po’ di serenità quando riesco ad abbandonarmi alla lettura di qualche libro o all’ascolto di qualche brano musicale estratto dalla raccolta dei vinili gelosamente custoditi negli anni. Oggi, mi è accaduto di leggere questa frase sulla custodia di un disco di cui non rivelerò subito l’autore:

“…Io sono un principe libero e ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto colui che ha cento navi in mare.”

Questa frase, attribuita a Samuel Bellamy, un pirata alle Antille nel XVIII secolo, mi ha riportato alla situazione attuale e ha dato voce al nostro amico/nemico che sta imperversando non solo sui mari del nostro pianeta. Sì, ho proprio pensato che questo virus si stia muovendo come un principe libero non obbedendo agli ordini di chicchessia. Non credo abbia un obiettivo preciso, intende solo avvisarci della sua presenza e non ha altro modo che dichiararci guerra per costringerci a riflettere sulla nostra condizione di sudditi di un’autorità invisibile, quella stessa autorità che ci siamo permessi di sfidare, ignorando costantemente gli avvertimenti che puntualmente ci inviava. Forse, riflettevo, si fermerà solo quando avrà pensato che abbiamo compreso il suo messaggio.

Macinavo queste riflessioni e, nel frattempo, partiva l’ascolto del brano il cui testo mi riportava alla condizione meteorologica di questa grigia giornata piovosa:

Le nuvole

Vanno
Vengono
Ogni tanto si fermano
E quando si fermano
Sono nere come il corvo
Sembra che ti guardano con malocchio

Certe volte sono bianche
E corrono
E prendono la forma dell’airone
O della pecora
O di qualche altra bestia
Ma questo lo vedono meglio i bambini
Che giocano a corrergli dietro per tanti metri

Certe volte ti avvisano con un rumore
Prima di arrivare
E la terra si trema
E gli animali si stanno zitti
Certe volte ti avvisano con rumore

Vengono
Vanno
Ritornano
E magari si fermano tanti giorni
Che non vedi più il sole e le stelle
E ti sembra di non conoscere più
Il posto dove stai

Vanno
Vengono
Per una vera
Mille sono finte e si mettono lì
Tra noi e il cielo
Per lasciarci soltanto una voglia di pioggia

Fabrizio De Andrè racconta così le ragioni per cui ha scelto le voci di Lalla Pisano e Maria Mereu che recitano il testo:

 ‘Ho scelto Lalla Pisano e Maria Mereu perché le loro voci mi sembravano in grado di rappresentare bene «la Madre Terra», quella, appunto, che vede continuamente passare le nuvole e rimane ad aspettare che piova. È messo subito in chiaro che «si mettono lì / tra noi e il cielo»: se da una parte ci obbligano ad alzare lo sguardo per osservarle, dall’altra ci impediscono di vedere qualcosa di diverso o più alto di loro. Allora le nuvole diventano entità che decidono al di sopra di noi e cui noi dobbiamo sottostare, ma, pur condizionando la vita di tutti, sono fatte di niente, sono solo apparenza che ci passa sopra con indifferenza e noncuranza per nostra voglia di pioggia…”

Le parole di Fabrizio possiedono la capacità di raccontarmi, con semplicità, verità assolute e lasciandosi dondolare dal loro ritmo melodico, hanno il meraviglioso potere di rasserenarmi.

Mentre sono attraversato da uno stato di quiete interiore, lo squillo di un messaggio in arrivo, mi riconduce al tempo del web e mi riserva un dono speciale.

Qualcuno ha pubblicato una poesia di Rabindanath Tagore;

Io so
questa vita è piena
di gioie e dolori,
di risa e di pianto.

Io non so
perché tutto questo;
quali saranno i frutti
del susseguirsi laborioso
di tutto l’universo.

Io non so
che avverrà poi
in questo mondo tanto oscuro…
se avrà o non avrà fine
il dolore dell’universo,
se le stesse speranze
dell’assetato di giustizia
saranno o meno appagate.

Io non domando
ai dotti di conoscere
il mistero della vita,
né pretendo di sciogliere da solo
i nodi che legano l’universo.

Io credo d’essere
legato ad un solo destino
assieme a miriadi di vite;
mi consegno perdutamente all’amore
che conduce il mondo.

La lettura di questi versi mi ricongiunge ad un altro brano che, fin dai primi ascolti ed ancora oggi  mi trasmette pace e serenità. Mi auguro che possa trasmetterle a chi li leggerà ed ascolterà.

 

Le parole stanno scivolando fuori come una pioggia infinita

In una tazza di carta.

Scivolano selvaggiamente e si disperdono nell’universo.

Pozze di dolore, onde di gioia alla deriva nella mia mente

Aperta

Possedendomi ed accarezzandomi.

.Jai guru deva om.

Niente cambierà il mio mondo

Niente cambierà il mio mondo

Immagini di luce spezzate danzano davanti a me come

Milioni di occhi.

Mi chiamano attraverso l’universo.

Pensieri vagano come

un vento irrequieto dentro  una

Cassetta della posta.

Cadono alla cieca mentre seguono la propria strada attraverso l’universo

Jai guru deva om

 

 

 

Un grande augurio a tutti.

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