Guerra al verde (2^parte)

di Andrea Fazi

(vai alla prima parte dell’articolo)

Ma davvero pensiamo di poter fare a meno dell’ambiente? Dei suoi cicli eterni?
Pezzo dopo pezzo la natura scompare, per far correre le acque del fiume, sempre più canale e sempre meno fiume, per far correre le auto più velocemente, per far esultare i fanatici del “tutto pulito” che odiano ogni cosa verde e meno ordinata di una fila di alberelli banali e tagliati nella forma di un inutile pennello.

Anche questa è guerra. Questa guerra però è permanente, quotidiana, non crea alcuna compassione ed empatia.

Una bicicletta che sia costata l’abbattimento del bosco lineare fluviale, non ha sulla coscienza meno danno di un automobile, è tempo di dirlo.
Anzi, dal punto di vista dello scricciolo, della rana, della farfalla, del tarassaco, ne ha molto molto di più. Perché scricciolo,rana, farfalla e tarassaco vivono anche con i gas di scarico delle auto, mentre sull’asfalto non riescono proprio a vivere.
Nemmeno un piede di pedone è al cento per cento “ecologico” se svelle il muschio, schiaccia non la gramigna che è usa ad essere calpestata ma gli steli fiorali di anemoni, gladioli, orchidee.

Fare la guerra è la soluzione che l’uomo prende spesso, spessissimo in considerazione.
Contro tutto, anche contro se stesso, basta che ci sia un “altro da me”. Sud e nord, est e ovest, bianchi e neri, gialli e rossi, noi e loro…..

Chi sta girando per la città in questi tempi di adorazione della Sacra Motosega, vede che sono spariti spazi verdi.
Per ciascuno di quei deserti c’è ovviamente una spiegazione, una necessità inderogabile.
Abbiamo capito che dovremmo piantare decine di miliardi di piante, per rallentare quel riscaldamento globale che sarà devastante entro poco tempo, ma stiamo tagliando e gettando via come se il verde fosse il nostro nemico.

I commenti che inneggiano al massacro del Miralfiore denunciano una mentalità biocida, un odio profondo verso quel che non si conosce, non si intende conoscere, e francamente non se ne capisce la ragione.
È più facile capire cosa ci sia dietro la guerra alle porte dell’europa che questa mentalità.

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