Conoscenza consapevole e creatività collettiva

di Giuseppe Mezzino

Hanno detto che è stata una cometa
che impattando col duro della terra
ha portato l’acqua fra le pietre
del nostro pianeta.

Una cometa hanno detto.
Un ghiaccio volante di luce
come scagliato da altre stelle
fin qui. E dentro c’era
la legge della specie, la formula
del sangue e delle linfe
il timbro di ogni voce.

L’acqua è la perfetta chiave
che apre le forme scatenate.
L’acqua che ancora beviamo
è stata strascico di luce
viaggiante. Bastimento abbagliante
nel buio fra i mondi.

Mariangela Gualtieri

 

 

Come potrei definire l’incontro ‘Sorella Acqua’ del 16 marzo nella Casa dell’Ecologia Umana?
Lo definirei così: un appuntamento che ha coniugato conoscenza consapevole ad un esercizio di gioiosa creatività collettiva.

La presentazione di Daniele Farina, docente di idrogeologia, ha illustrato con grande precisione le caratteristiche del sistema acquifero del nostro territorio.
Ho subito colto quanto sia generalizzata l’ignoranza sulla gestione di una risorsa così importante non solo per le nostre abitudini quotidiane ma per l’equilibrio generale sul quale si regge la vita del pianeta.
È stato un vero shock scoprire che i fiumi (il Metauro in primis) dai quali il territorio pesarese trae l’approvvigionamento idrico abbiano un valore bassissimo di DMV (Deflusso Minimo Vitale).

Cosa si nasconde dietro questa sigla? Il DMV rappresenta la quantità minima di acqua che garantisce la salvaguardia delle caratteristiche fisico-chimiche ed il mantenimento delle condizioni ambientali per la comunità delle specie che vive nell’ecosistema dei nostri corsi d’acqua. In sostanza, la siccità, fenomeno non più occasionale, anzi in aumento a causa dei cambiamenti climatici, insieme al prelievo di acqua necessario al soddisfacimento dei nostri bisogni, sta compromettendo drammaticamente la disponibilità di una risorsa di vitale importanza.
Il quadro diventa ancora più fosco se allarghiamo il nostro sguardo ai fabbisogni di acqua legati alla coltivazione del foraggio necessaria per l’alimentazione dei bovini. Si stima che siano necessari fino a 15.000 litri di acqua per produrre 1 kg. di carne!

Al di là della precisione di dati, è evidente la non sostenibilità del modello di vita al quale ci siamo abituati. La condizione di benessere in cui vive un miliardo di persone stride con le condizioni di precarietà e di scarsa disponibilità di risorse in cui vivono gli oltre restanti 7 miliardi di abitanti del pianeta Terra.

Considerate le nostre limitate possibilità di intervenire, nell’immediato, sui processi la cui maturazione è avvenuta nel corso di decenni e che ne richiederanno altrettanti, qualora si riuscisse a cambiare le regole del gioco, rimane la necessità di sviluppare attenzione, sensibilità e consapevolezza sui temi forti del nostro tempo come quello trattato da Daniele.  In tal modo, il semplice gesto di aprire il rubinetto dell’acqua per le nostre esigenze quotidiane, si illuminerà di una luce nuova.

Le riflessioni scaturite in seguito alla presentazione di Daniele sono state immediatamente metabolizzate nel successivo intervento di Romina Tassinari, un’artista visuale, che ci ha condotto per mano a realizzare una piccola ma significativa opera di trasformazione.
Come tradurre quel coacervo di emozioni in un processo di elaborazione creativa?

L’idea, apparentemente bizzarra, è stata quella di dar vita artistica ad oggetti (carta, plastica, cellophane per l’imballaggio dei prodotti di uso quotidiano) che, con grande tristezza, stanno riempiendo fiumi e mari.
Le poche ma precise indicazioni di Romina hanno dato modo ai diversi gruppi di lavoro di scatenarsi in un processo creativo in cui i lavori singoli confluivano in una scenografia collettiva.
Non c’era un copione da seguire se non le inclinazioni individuali del momento nel tagliare, disegnare, colorare, attaccare le tessere del mosaico che, collegate tra loro, costruivano la scenografia di un breve racconto animato, sintesi dell’esperienza maturata.

Da parte mia, ho riconosciuto un forte valore nel lavoro di gruppo che mi ha fatto rivivere il clima gioioso di collaborazione per realizzare un obiettivo comune che si è definito man mano che procedevamo.
Un illuminante esempio di come sia possibile immaginare la costruzione di comunità coese intorno ad un obiettivo artistico comune.

Spingendomi oltre, si potrebbe anche considerare la nostra vita individuale e collettiva come una grande opera artistica?

Grazie, Daniele e Romina, per quanto ci avete regalato!

 

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