Sentire il pericolo!

Come faccio a far capire ai miei figli e ai miei alunni che continuare a bere acqua nelle bottigliette di plastica è pericoloso?

 

 

Abitavamo ancora a Sant’Angelo in Lizzola, mia figlia aveva da poco cominciato a camminare; in camera sua c’era una stufa di terracotta accesa tutto il giorno. Ero molto preoccupata che potesse scottarsi e ne parlai con mio marito. Qualche giorno dopo lui prese la mano della bambina e con delicatezza l’accostò alla stufa, dicendole: “Questa è pericolosa!”.

Da allora mia figlia continuò a giocare sulla sua coperta colorata, a gironzolare per la sua camera senza scottarsi nemmeno una volta.

Ho cinquant’anni, sono madre di due figli e insegnante di Lettere in una scuola media, negli ultimi mesi mi assillano alcune domande:
“Come faccio a far capire ai miei figli e ai miei alunni che continuare a bere acqua nelle bottigliette di plastica è pericoloso?”
“Come faccio a dire agli amici che organizzano un pic-nic che è pericoloso continuare a usare piatti, forchette e bicchieri di plastica?”
“Come faccio a far capire ai vicini di casa che accendere l’aria condizionata dodici ore al giorno è pericoloso?”.
Ovviamente potrei continuare riferendomi ai mille piccoli gesti che compiamo tutti, ogni giorno; come faccio ad insegnare a chi mi è prossimo a riconoscere il pericolo?

Sappiamo che le condizioni del nostro pianeta solo estremamente gravi, quattro giorni fa c’è stato l’Overshoot day 2019; il 29 luglio l’uomo ha esaurito tutte le risorse naturali che la Terra può rigenerare nel 2019. Lo scrive sul suo sito il Global Footprint Network, l’organizzazione di ricerca internazionale che tiene la contabilità dello sfruttamento delle risorse naturali (la cosiddetta “impronta ecologica” dell’uomo).
Il giorno del sovrasfruttamento segna la data in cui il consumo di risorse da parte dell’uomo eccede ciò che gli ecosistemi della Terra sono in grado di rigenerare per quell’anno. Da quel giorno, l’umanità comincia a  bruciare risorse del futuro.

Tutto questo e molto, molto altro possiamo conoscerlo e comprenderlo a scuola, sui giornali e su Internet ma come facciamo a SENTIRE il pericolo?

Credo che sia necessario lavorare integrando due percorsi: se da una parte devo avere conoscenze e sapere analizzare dati e testi scientifici, dall’altra devo riscoprire la MIA relazione con l’ambiente. Da quanto tempo non tocco un albero, non cammino a piedi nudi sull’erba o non guardo il cielo stellato? Dirò di più, da quanto tempo non mi fermo ad ascoltare il mio respiro? A sentire il mio corpo che si muove?

Una risposta alla mia domanda l’ho trovata nel progetto di formazione proposto dalla Fondazione Climabita in collaborazione con la Casa dell’Ecologia Umana.

Si tratta di un progetto di Formazione ed Educazione per rispondere all’emergenza climatica con un approccio olistico; il corso di Attivista per il Clima prevede interventi teorici e cognitivi ai quali si alterneranno momenti di ascolto, movimento corporeo e condivisione.
Esso fornisce un supporto nell’impegno per la salvaguardia del Clima e lo sviluppo Sostenibile della Comunità.
Esperti delle diverse discipline offrono informazioni sulla crisi climatica, strategie di mitigazione e adattamento, lavorando insieme sul piano cognitivo, emotivo e corporeo.
I temi principali ruotano attorno alle sfide sul clima e l’energia, con approfondimenti nei settori edilizia, mobilità, agricoltura, pianificazione territoriale, educazione.

Credo che questa sia una proposta capace di sostenere una consapevolezza individuale piena.

 

Daniela Pavoletti

 

Casa dell’Ecologia Umana
Fano, via Roncosambaccio n. 149/a (PU)

Per iscrizioni e informazioni:
334 7009556 Marina
email: corsi@ecologia-umana.it

 

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