Un altro modo di entrare in banca

di Francesca

Quale tipo di incontro potrà mai esserci tra l’arido mondo della banca e l’uomo preso nel suo contesto più integro e spirituale?

Quando mi hanno assunto in Banca, ho pensato da subito che questo lavoro non sarebbe durato a lungo. Non tanto per me, che all’epoca avevo grande bisogno di lavorare – non importa dove – quanto per l’azienda che mi aveva appena sottoscritto un contratto a tempo determinato.

Il fatto è che il tempo, poi, è diventato indeterminato e sono ormai più di dieci anni che lavoro in banca. E proprio nel posto “peggiore”: quello dove si dice sì o no alle richieste di finanziamento che arrivano dai clienti.

Non nascondo che tuttora, se penso al tempo impiegato in questa professione (del tutto fuori dai miei sogni di laureata in lingue e letterature straniere), mi prende un senso di meraviglia e di stordimento: quando si dice un pesce fuor d’acqua, ecco, io sono questo.

E non è un pensiero negativo, il mio – è come rendersi conto che la capacità umana di adattarsi è una forza grande, di cui prendersi cura perché non si trasformi in certi casi nella classica “corda che si spezza”.

Detto questo, siccome sono – o meglio, mi sento – un’infiltrata in questo mondo dei soldi, ho conservato la capacità di guardare le cose un po’ da fuori e un po’ da dentro.

E così, il mio io bancario a metà, ha partecipato con enorme curiosità al seminario tenuto da Daniela Lorizzo, ex-bancaria che ora si occupa di aiutare chiunque abbia a che fare con la banca come consumatore/cliente. Che, diciamolo, siamo tutti.

E’ quell’ex davanti al titolo della sua professione, che mi ha spinto verso di lei con una tenerezza e un senso di appartenenza che sentivo ma senza capire del tutto fino a che non l’ho ascoltata. Quella preposizione conteneva, per me, il coraggio di smettere, di capire che era ora di andarsene, cambiare e perché no, migliorare – nel senso tutto soggettivo che ognuno di noi ha secondo la propria vita e i propri sentimenti e ideali.

C’era in lei qualcosa che ho spesso vissuto ma che ho ricacciato dentro immediatamente.

Il fatto (bellissimo) è che Daniela non ha rinnegato il ruolo ricoperto per anni, ciò che ha imparato, anzi: a me viene da dire che l’ha elevato, trasformando ciò che sa in aiuto a tutti noi, che mettiamo piede in banca già “arrabbiati”, già sul chi va là, già pensando che “tanto son tutti ladri”.

Dando informazioni precise sul meccanismo-banca, Daniela offre a chi voglia apprendere, più consapevolezza e anche più sicurezza nell’affrontare LA BANCA, questo misterioso mostro mangiarisparmi.

Il punto è questo però, per me, pesce un po’ fuori un po’ dentro l’acqua: quando entriamo in una banca parliamo con persone, uomini e donne che a loro volta fanno il loro mestiere con, nella maggioranza dei casi, scrupolo ed etica. E se magari noi, un po’ più sicuri di noi stessi nel chiedere ciò di cui abbiamo bisogno, potessimo mettere piede lì dentro con più serenità, scopriremmo senz’ombra di dubbio che la banca non è poi questo male.

Ecco, con un altro modo di entrare in banca forse (e qui lascio aperto a ciascuno di noi il “dibattito”), ripeto forse, ci si potrebbe accorgere di incontrare nostri simili.

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