Raccapriccio

di Andrea Fazi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo queste riflessioni dell’amico Andrea Fazi, che spaziano dalla sensibilità all’indignazione per l’ennesimo episodio di violenza sulle donne, fino alla piaga degli stupefacenti, ed all’incredulità che la ratio politica possa pensare di abbattere gli amici alberi per “risolvere” la piaga dello spaccio.

Andrea richiama alla fine due elementi fondanti, che qui vogliamo ri-sottolineare: quello della responsabilità individuale e quello dell’educare. Ognuno di noi è chiamato ad essere referente in ambito educativo, anche se non ha figli o famiglia, attraverso il senso di responsabilità che non ci fa essere lettori distratti di ciò che accade attorno e lontano da noi. In questo senso ognuno di noi necessita di crescere continuamente e , dopo una pausa, riprendere il cammino.

 

https://www.quotidiano.net/cronaca/lo-stupro-ero-strafatto-ma-i-video-lo-incastrano-1.5729306

La mia angoscia cresce. Da anni si ascoltano giustificazioni aberranti, che mostrano come il senso di Giustizia, di Responsabilità abbiano subito un deterioramento gravissimo.
I genitori di ragazzi che si macchiano di bullismo, anche contro anziani e portatori di handicap, di ragazzi che stuprano giovani ragazze, alzano la difesa d’ufficio sostenendo “ ma sono ragazzi” “sono ragazzate”, per poi finire col “non vorremo rovinar loro la vita”…
Ma uno stupro è PER SEMPRE. La ferita non guarirà mai, il massimo che ci si possa augurare è che la donna possa conviverci. Quella vita è rovinata, perché mai si dovrebbe usare comprensione verso l’aggressore e non provarne verso la vittima?

Questo articolo mi rinnova l’indignazione: la giustificazione per uno stupro è l’essersi fatto di droga. Come chi uccide con l’auto da ubriaco si auto assolve perché, appunto, ubriaco.
L’essere fuori dal controllo di se e delle proprie azioni non è più una propria responsabilità ma anzi assolve da ogni responsabilità…

Cosa è accaduto?  Noi avremmo il libero arbitrio che si coniuga con la responsabilità delle nostre scelte. E decidere di perdere il controllo, con qualunque sostanza si usi, è sempre e comunque una nostra scelta sotto la nostra diretta responsabilità. Vivendo da solo su un isola deserta puoi bere fino a collassare. Sei responsabile della tua vita ma non ne danneggi altre. Su quell’isola deserta puoi drogarti fino ai capelli. La tua alterazione danneggia solo te.
Ma nessuno di noi vive su un isola deserta ed il principio delle responsabilità incrociate è necessario alla comunità umana.
Ricordiamo la difesa della madre di uno dei ragazzi che uccisero l’anziano disturbato mentalmente a bastonate? “ In questo paese non ci sono bar, i ragazzi si annoiano…”
La noia è stata sdoganata e nobilitata come movente legittimo di aggressioni, danneggiamenti, percosse, violenza. Se ti annoi allora sei autorizzato a oltrepassare il confine del rispetto, della legge, del buon senso, dell’intelligenza.

Drogarsi diventa alibi, attenuante se non assoluzione.

È sconvolgente leggere le parole del tipo dell’articolo: quando mi drogo non capisco quel che faccio…. Amen, assolto. Non è colpa mia, io non c’ero in quel che ho fatto. E nemmeno una parola di orrore verso la propria azione, una parola di empatia verso la vittima. Evidentemente il tipo non considera gli altri come considera se stesso. Lui è l’unico attore della sua esistenza, gli altri sono meno che comparse, cui attribuire ruoli utili ma da gettare dopo l’uso.

Dopo l’impegno di tante donne e la faticosa presa di coscienza della società assistiamo all’emergere inesorabile, come di un mostro marino che si alza sul livello dell’acqua e non si sa quanto ce ne sia ancora sotto, del fenomeno della violenza alle donne. Donne picchiate, bastonate, terrorizzate, sfregiate.
L’impegno femminista vanificato? La presa d’atto del resto della società svanito?

Nel migliore dei modi possibili, dove vengono instillati bisogni inesistenti nelle pubblicità, dove un DJ diventa un guru che dispensa saggezza che non è degna nemmeno del bigliettino dei baci Perugina, dove  non ci si preoccupa del Global Warming perché soprattutto “Business as usual” e tanto la scienza troverà la soluzione (quella stessa scienza che però viene irrisa negando la pandemia, negando il valore dei vaccini, preferendole il complottismo universale), in questo mondo tanto perfetto e consumabile si può morire presi a pugni e calci appena fuori da una discoteca.

Io considero gli accadimenti per se stessi e come segni di una tendenza.
Al Miralfiore si spaccia, e si spaccia alla grande. Gli spacciatori sono neri dell’africa centrale. Vestiti benissimo, con l’ultimo modello di cellulare, vengono da realtà che non conosco e trovano qui una occupazione molto redditizia, per niente rischiosa (ho visto spesso la stessa persona fermata al mattino dalle forze dell’ordine essere di nuovo sulla panchina a vendere lo stesso pomeriggio). Provo a pensare in modo circolare. Mi dico: magari ieri a casa sua cercava tra i rifiuti di una discarica africana oppure viveva in una bidonville dove scorrono liquami di fogna tra le baracche. Forse no, forse si. Ma qualunque sia la provenienza, ci deve essere una dose di cattiveria legata al senso di rivalsa se vendi qualcosa che sai non fare bene al tuo simile ancorchè bianco di pelle. Sai che distribuire eroina è tenere viva la catena che tiene legato il tossico. Puoi dirti che se non la fai tu lo farebbe un altro. E’ certamente vero.
Chi ha risposte definitive a questa questione?
Non avendone continuo con l’analisi.
Se c’è spaccio, cioè se c’è offerta ci deve essere domanda. È mercato. Un negozio chiude quando non vende più.

Parliamo della domanda.
L’eroina è tornata, la credevamo diminuita ma ci sono di nuovo gli eroinomani, magri, senza denti, sconvolti, ogni tanto ne collassa uno dietro un cespuglio o sopra una panchina al parco. Sappiamo che l’eroina da dipendenza.
Ma ne da anche il “fumo”. Quando non ti basta una canna ogni tanto – io sono antiproibizionista, concepisco un uso molto sensato di alcune cose – ma ne devi comprare di continuo, significa che la tua mente, non il tuo fisico, è dipendente. I ragazzini che a centinaia vanno a comprare al parco vogliono, devono fumare spesso.

Una società intelligente si interrogherebbe su questo dato. La società in cui viviamo cerca soluzioni come tagliare i boschi per impedire allo spacciatore di nascondersi. Come dire che abbatti la stalla perché il bue ne è scappato. Senza stalla nessun bue può uscirne, certo. Ma se elimini i boschi lo scambio si farà da altra parte, nel frattempo hai eliminato una cosa sana senza scalfire quella malata. Mano d’opera la distribuzione ne trova a iosa. Fino a che si compra il mercato offre. Con i neri, con i bianchi, con quelli a pois…
Ma perché c’è questo bisogno di sballo? Perché si va in discoteca dopo aver fatto il pieno di alcool fuori dal locale, e poi ne bevi ancora, magari con qualche pasticca, fino ad andare in coma?
È tanto divertente andare in come? Oppure non saper cosa si sta facendo e quanto ci si sta divertendo?

È ora che ci fermiamo un istante a farci qualche domanda?
Cosa sta naufragando? Cosa è già naufragato?

Questa bulimia emozionale per cui niente basta più, per cui ormai certe sensazioni sono impercettibili perché abbiamo alzato di troppo la soglia d’ingresso, condannandoci a cercare sensazioni sempre più forti, fino a diventare distruttive e possessive, sono loro ormai a possederci, non noi a viverle.

Qualcuno dovrebbe prenderci per un braccio, mentre ci affanniamo, chiederci di fermarci e riflettere.

Se la madre del ragazzo stupratore che è assolvibile perché ha fatto solo una stupidaggine, fosse la madre della ragazza?
Se si fosse tutti madri e padri di TUTTI i ragazzi, con la stessa severità finalizzata alla crescita responsabile e con la stessa comprensione….

Noi nati qualche tempo fa avevamo negli adulti, tutti gli adulti del quartiere, dei garanti del limite, del rispetto, delle norme non scritte, ed anche dei solleciti curatori delle ferite alle ginocchia, dei bernoccoli, del pianto spaventato.

L’aver fatto della famiglia nucleare un principato con leggi proprie e nessuna relazione diplomatica con l’esterno è stato un grave errore.

Ma le mie sono solo riflessioni, oziose ed inutili, perché cominciano e finiscono qui.

Se diventassero pensiero che circola, che dialoga…forse potrebbe avere una qualche funzione.

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