Utopia: Rivoluzione o Connessione?

di Simone Sideri

 

Racconta Arundhati Roy, scrittrice indiana: “La pandemia è un cancello tra un mondo e un altro. Possiamo attraversarlo trascinandoci dietro le carcasse del nostro odio, dei nostri pregiudizi, la nostra avidità, le nostre banche dati, le nostre vecchie idee, i nostri fiumi morti e i cieli fumosi. Oppure possiamo attraversarlo con un bagaglio più leggero, pronti a immaginare un mondo diverso. E a lottare per averlo”.

Penso spesso in questo periodo a un “mondo diverso”, e non trovo altra parola per chiamarlo, se non Utopia. Utopia concreta però, un’idea di mondo che si traduce in agire collettivo e individuale, mai compiuto, sempre in divenire, verso un Futuro desiderabile e soprattutto sostenibile.

Come possiamo immaginare insieme questa Utopia?

Vorrei condividere alcune riflessioni, che sono nate a seguito degli incontri vissuti alla Casa dell’Ecologia Umana.

La prima riguarda proprio la parola Sostenibilità, o meglio l’insostenibilità. Per fotografare in maniera drammatica i Cambiamenti Climatici in atto è stato coniato dagli scienziati il termine “Antropocene”, a indicare l’inizio di un’era geologica dove le trasformazioni naturali del pianeta sono per la prima volta causate dall’Uomo e dalle sue attività. Sento però che questa definizione, anche alla luce della pandemia, non colga pienamente il senso delle cose; mi trovo sempre più in accordo con gli studiosi che preferiscono chiamare questa era come “Capitalocene”, dove la trasformazione della terra, dell’aria e dell’acqua sono una conseguenza del Capitalismo, cioè del sistema economico e sociale che l’uomo occidentale ha creato negli ultimi due secoli.

Questa distinzione mi sembra fondamentale per ritornare all’Uomo con speranza, per guardare con fiducia e benevolenza alla sua umanità, che non coincide con il sistema “autodistruttivo” che ha costruito.

Questo sguardo io l’ho trovato in Etty Hillesum, che dal campo di prigionia nazista riesce a scrivere: “Trovo bella la vita e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me, credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore”.

L’altra parola oggetto di riflessione è Rivoluzione. Appare sempre nei momenti di passaggio e di crisi, come desiderio di lottare per un mondo diverso. Sento tuttavia la necessità di accogliere una consapevolezza nuova, ben delineata da Paolo Bartolini nel suo libro “La vita lucida”: “Se voglio che possa prendere forma una società sostenibile, armonica e creativa, al posto dell’odierna società plasmata dal tecno-capitalismo, dovrò dentro di me confrontarmi con le propensioni egoistiche, oggettivanti, appropriative e superficiali che condivido con l’inconscio sociale di questa epoca, e che mi affratella al peggio dell’umanità. Sembrerà strano, ma solo se riconosco le inclinazioni fasciste e capitaliste che, con gradazioni certo variabili, attraversano la mia persona, potrò darmi da fare per un mondo diverso. Lo potrò fare perché riconosco che fuori ho degli avversari, ma il nemico più temibile è e resta interno. Allora ecco la centralità degli esercizi spirituali, dell’analisi, della filosofia come stile di vita. Se non trascendiamo la pretesa egoica di annichilire ciò che rifiutiamo, finiremo solo per riproporre nuovi totalitarismi”

Ecco che appare all’orizzonte un’altra parola da rinnovare, Spiritualità, per immaginare insieme questa utopia. Spiritualità che non appartiene alla religione, ma all’Uomo, perché è un invito a fare per il bene, sentendoci intimamente connessi con tutto ciò che esiste.

 

Il testo citato è:
“La vita lucida. Un dialogo su potere, pandemia e liberazione”
Paolo Bartolini, Lelio Demichelis – Jaca Book 2021

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