Echi del Festival dell’Invisibile 2023

Riflessioni e commenti di chi ha partecipato

Alla fine del Festival, su nostro invito, in tanti ci avete scritto (alcuni sono dei veri e propri articoli) esprimendoci vostre sensazioni, emozioni e riflessioni su quanto vissuto.
Vi ringraziamo del dono che fate a tutti, per cercare di non “consumare” gli eventi, ma per viverli dentro di noi e rielaborarli. Per noi è terreno fertile da cui ripartire.

Ne condividiamo alcuni estratti non potendoli pubblicare tutti integralmente. Ci sarà modo poi, se lo desiderate, di pubblicare o leggere volta per volta le riflessioni più articolate (nel caso attendiamo il vostro consenso per la privacy). Buona lettura!

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Ciao carissimi,
vorrei ringraziare Gilberto per avermi permesso di conoscervi e ringraziarvi: Marina, Mario, Leo e tutti gli altri che hanno realizzato questa opportunità.
L’invito amorevolmente pressante a voler sapere “la nostra” senza giudizio e vero confronto = vera partecipazione e non solo ruolo uditore.
Mi sono lanciata a dire la mia e, al di là delle opinioni personali, ho capito che c’è stato ascolto. Una cosa che mi ha sorpreso è che mi sono ritrovata a pensare “ah, quindi non sono solo io a cercare di capire come stanno le cose, non sono sola”. Ed è stato meraviglioso non avere una “finalità” imposta: cioè libertà di arrivare alle proprie conclusioni. Siete stati bravissimi ad evitare egocentrismi e manipolazioni di pensiero: segno evidente che c’è dell’allenamento/fatica/intento guidato dalla consapevolezza e dall’amore.
Che dire di più… vi abbraccio

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1) La lezione del dott. Nanetti mi è piaciuta tantissimo, in particolare la parte relativa all’EGO, a quel gioco che c’è dentro di noi tra la maschera (ossia l’ego, la finzione funzionale) e l’ombra. Di qui la necessità di ritrovare il proprio CENTRO: uno spazio dove gli opposti non sono più delle alternative che si escludono, ma dove comincio ad integrare questi opposti. Se saremo in grado di fare questa integrazione dell’ombra, noi potremo stare molto meglio.
Ecco, mi sono sorte tante domande di chiarimento e approfondimento, domande che non c’è stato il tempo di fare, per questo chiedo: sarebbe possibile in futuro invitare nuovamente il prof. Nanetti magari per un laboratorio su questo argomento?

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Io ho partecipato la domenica, l’ultimo giorno del festival e la mia riflessione è: l’uomo è un insieme di diversità, ognuno con le proprie convinzioni e il festival è stato un modo, molto bello e utile per tenere insieme un collage di colori che è l’umanità. È compito di tutti provare a fare vivere questa unità umana  con tante sfaccettature diverse, in armonia. Il festival per me ha fatto questo.

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È stata una bella esperienza, cercare di scegliere tra il bene il male dipende unicamente da noi. Siamo i soli responsabili di ciò su cui si fonde su questa terra. Questo mi ha fatto riflettere questi due giorni passati con tutti voi.
Grazie Marina grazie Mario

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L’altra giornata a cui ho partecipato è stata il sabato con il laboratorio di dozen che mi stupisce sempre x l’effetto riequilibrante che mi genera….Sarà che quella settimana ne ho avuto particolarmente bisogno. La relazione serale di Andrea Fontana è stata interessantissima! Voce autorevole e pulita che ci ha dato qualche coordinata in più x capire come si muove la comunicazione intorno a noi. Avrei gran piacere di poterlo riascoltare, perché sicuramente è una persona di grande spessore, e un onore averlo a Pesaro.

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Quest’anno è stato dedicato “all’invisibile”… quella parte di mondo che, appunto, non vediamo..non tocchiamo … che non sembra essere materia e che con molta facilità dimentichiamo come se non facesse parte del mondo e di noi.
Ed invece qui ho imparato che quell’invisibile di cui abbiamo timore o proprio paura, è parte di noi come lo è il corpo, (per un vivere sano)  e determina il nostro abitare e va assolutamente integrato …. Integrazione … ecco la parola che in me acquista sempre più significato e che desidero che mi abiti: integrare per non separare … integrare l’ombra … integrare le parti che detesto e che mi attraggono … integrare le mie fragilità … integrare la natura e il suo flusso  come parte di noi …. Integrare… che non è uniformare e appiattire ma riconoscere ed accettare.
Il compito da darci mi sembra proprio questo: integrare l’invisibile con il corpo e la materia.
Lo spettacolo teatrale di Silvio è poi sempre emozionante. C’era una tensione emotiva nel testo … un filo, appunto, “ invisibile” che univa il prete alla vecchia …. Due pensieri a confronto …. Il dogma e il dubbio … anche qui … da integrare.

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Ho partecipato all’incontro tenuto dal professor Franco Nanetti sulle “Leggi spirituali che accompagnano il risveglio interiore”. È stato Per me un momento illuminante e in continuità con il percorso che sto seguendo da qualche anno con Darsi Pace, movimento di liberazione interiore per la trasformazione del mondo.
In particolare ho apprezzato la riflessione sulla pratica meditativa che ci permette di “vedere le cose in profondità”, come realmente sono, con maggior lucidità, chiarezza e verità.
Il risveglio interiore, e quindi un’autentica presa di consapevolezza di chi siamo realmente, passa attraverso il fermarsi, l’osservazione del corpo, dei pensieri e delle emozioni. Il risveglio interiore implica prendersi cura delle nostre parti ferite, distorte, conflittuali. È dall’incontro con la propria ombra e con i meccanismi di mascheramento che possiamo giungere all’Integrazione e all’Unità con noi stessi, (corpo – mente – spirito), e alla Risonanza/ Connessione con ciò che ci circonda.
Tutto ciò implica un lavoro continuo, umile e paziente su noi stessi e, come dice Nanetti:
”Occorre coltivare la capacità di lasciar andare, avere fede nell’affidarsi alla logica dell’impermanenza perché la vita non ci appartiene, siamo noi che apparteniamo alla vita! “
Infine l’esercizio di vedere la bellezza attorno a noi, nella magnifica cornice della Casa dell’Ecologia Umana, è stato emozionante per sperimentare, a livello vibrazionale, che siamo esseri connessi e non siamo separati da nulla e che una relazione tra umani basata su una comune risonanza è possibile.

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Gentilissimi Marina e Mario, esprimere in poche righe quanto sperimentato durante il festival sarebbe riduttivo.
Per questo motivo mi soffermerò principalmente sul laboratorio tenuto dal maestro Roberto Tiso, al quale mi sono avvicinato con un certo scetticismo ma che mi ha regalato emozioni forti, espresse unicamente attraverso il linguaggio del corpo e, a mio parere, molto più intense di quelle “verbali”.
Tutto il resto ha sicuramente favorito l’ascolto di me stesso ponendomi in rapporto con quello che mi circondava: “Essere qui adesso”. Grazie per l’esperienza.

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Carissimi Mario e Marina
Grazie innanzitutto per averci dato la possibilità di partecipare anche quest’anno al festival. Ho partecipato per quello che ho potuto e ciò che ho frequentato è stato fonte di bellezza e benessere.
Mi è piaciuta in particolare la possibilità di partecipare a vari laboratori e quello condotto da Lucia è stato davvero bello.
Sono sempre più convinta che la salvezza personale e quindi collettiva passi attraverso una rinascita spirituale e artistica essendo l’arte, fonte di bellezza, un canale di espressione dello spirito.

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Manfuso come ho già detto è una garanzia Avrebbe bisogno di un doppio spazio,in quanto la fine della sua presentazione del Signore degli anelli era per noi l’inizio di interessanti riflessioni.
Venerdì ho apprezzato Nanetti e lo spettacolo,nutrendomi di energia, di amore.
Silvio Castiglioni è riuscito a trasportarmi nel paesino di montagna,ero dentro la storia e le forti emozioni.
Ho avuto il piacere di vedere il suo spettacolo a teatro cercando su you tube.
Sabato con i laboratori era tanto l’interesse per entrambi, che avrei gradito poter fare, finito quello delle lanterne, il laboratorio con Tiso.
E che dire del laboratorio con Lucia. Anche io come Mario osservavo i movimenti liberatori e la bellezza dei corpi, che si esprimono.Quando ci sarà una nuova opportunità di avere Lucia a Ronco ci sarò.
La relazione serale di sabato,la prima parte, sono riuscita a seguirla con interesse,poi la stanchezza si è fatta sentire.
Domenica quello che è stato difficile da vivere è anche quello che ci fa capire che più ci si apre e più il contraddittorio emerge.

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Cara Marina e  Mario condivido con voi questi pensieri:
Il primo va alla cornice del festival, al luogo , alla natura, al paesaggio, alla frescura e pace alla convivialità, al cibo , fatto con cura, essenziale, ricco di spezie….
Il secondo va alla conferenza del dott. Manfuso della quale mi sono tenuta una frase: “Il male da” sempre qualcosa”: questa frase mi ha colpito perché   riflettendo è  proprio vero. Ti da  qualcosa  che desideri ….

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Il mio riverbero, relativamente alla partecipazione all’incontro con il Prof. Nanetti, può essere sintetizzato in queste parole: profondità, calma , accoglienza, relazione. L’ascolto della sua presentazione , in cui esperienza professionale si intreccia con la propria esperienza di vita, conferma in me l’importanza, oggi più che mai sentita, di quanto sia fondamentale il lavoro personale di consapevolezza per un’adeguata apertura al mondo esterno. Lavoro che riguarda tutti gli ambiti del nostro agire dove anche le esperienze dolorose, quelle che segnano, trovano il loro spazio di comprensione e creatività. Avere luoghi come il vostro in cui queste riflessioni sono possibili, penso sia un dono immenso. Con estrema gratitudine.

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Al festival ho seguito solo Norbert e il rimando che posso dare è che ho respirato durante il seminario un clima di fermento, ricerca, domande che cercano risposta  in una concretezza che va costruita un pezzo per pezzo, con forza, perseveranza e l’impegno di tutti..un orizzonte che vedo ancora molto lontano rispetto all’urgenza ecologica attuale..ma la speranza e il desiderio di arrivarci forse ci faranno fare il famoso salto quantico!?

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Grazie anche alle varie conferenze che Norbert ha tenuto negli anni alla Casa dell’Ecologia Umana so da che parte stare e non ho dubbi né sul cambiamento climatico in atto, né sulle cause e, purtroppo, neppure sulle conseguenze. Molti dubbi invece li ho a proposito della fatidica domanda: cosa si può fare? Negli anni il problema del clima è diventato sempre di più una questione di potere politico ed economico e questo crea in me un forte disagio perché alcune proposte, che so essere giuste per l’ambiente, puzzano di marcio, nascondono una fregatura e rischiano di compromettere diritti fondamentali come la libertà personale e individuale. Quindi? Quindi bisogna agire, perché non abbiamo scelta, dobbiamo farlo individualmente e in piccole comunità; bisogna navigare con lo sguardo attento del marinaio che studia il cielo e scruta il mare perché sa che potrebbe nascondere un pericolo, bisogna inventare sentieri nuovi che raggiungano l’obiettivo senza necessariamente obbedire ad imposizioni ingiuste, bisogna studiare molto per capire, approfondire e trovare dentro di sé la verità.

Andrea Fontana ha illustrato le nuove regole della comunicazione e il potere dell’informazione che, creando mondi, ci allontana dal reale a favore del fantastico e del realistico.
Amo le parole, anche per il loro potere creativo; nella mia storia personale e professionale le parole hanno proprio il potere di collegare il mondo del qui e ora, dei sensi, ad un mondo che non posso vedere o toccare ma che mi appartiene, che agisce dentro di me come pensiero o come emozione. Apprendere che esistono regole ben precise affinché questo potere delle parole sia manovrato e usato da un potere diverso, per niente puro, per niente buono, mi ha molto addolorato. Tutte le informazioni che vengono date ogni giorno sul clima sono un drammatico esempio di tutto questo.
Il discorso, le parole sono il mezzo principale per agire nella pluralità degli esseri umani; credo sia necessario recuperare la consapevolezza di ciò che diciamo scegliendo le parole essenziali per esprimere il nostro senso delle cose, per fare questo occorre fare esperienza del silenzio, selezionare gli stimoli che arrivano dall’esterno, concedersi tempo per scegliere cosa dire e come dirlo.

Il prof. Franco Nanetti ha parlato della meditazione e del risveglio interiore.  Per definire la meditazione il prof. Nanetti ha usato queste parole: vedere in profondità e ampiezza le cose come sono. Credo che questo possa essere l’atteggiamento più vicino all’idea dell’agire invisibile. Stare nel luogo e nell’attimo in cui si è con consapevolezza, sentire la connessione con tutte le cose, anche quelle che non mi corrispondono, trovare un senso quasi mai assoluto al mio vivere; tutto questo porta con sé una richiesta di autenticità e di coerenza con la propria vita che rende ogni nostra azione piena di significato e la differenzia da un semplice comportamento.

Mi viene in mente il prete interpretato da Silvio Castiglioni durante la rappresentazione del racconto “Casa d’altri” di Silvio D’Arzo: di fronte a una domanda di senso e di autenticità non è riuscito a dare una risposta compiuta, non ha saputo rinunciare alla stabilità di un equilibrio conquistato durante una vita intera ed è rimasto appunto casa d’altri, non abitato dalla forza vitale dell’agire invisibile.

Il prof. Catello Manfuso ha narrato la metafora biblica del Bene e del Male presente ne “Il Signore degli anelli” di Tolkien. Abitare il qui e ora, guardare le cose come sono fa paura perché il Male esiste ed agisce e può venirci incontro quando ci fermiamo ad osservare il nostro tempo. Il Male divide, si nutre di ignoranza e di falsità, usa la paura per esercitare il suo potere su di noi. Per sconfiggerlo occorre prima di tutto riconoscere che c’è e poi occorre non perdere mai di vista il Bene, riconoscendo al Bene una forza assoluta che deve essere nutrita dalla speranza di ciascuna creatura. Quando Gesù sulla croce urla “Mio Dio mio Dio perché mi hai abbandonato?” tocca con tutta la sua umanità il Male ma non è solo, non cede e ha la forza di invertire la direzione, di risorgere, come fecero Dante e Virgilio sul corpo di Lucifero nel punto più buio e disperato dell’Inferno uscendo a riveder le stelle.
La forza per invertire la direzione arriva dal non essere soli, dal sapersi riconoscere umili, dal connettersi con l’Eternità invisibile, eppure così fortemente presente in mezzo a noi.

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Riassumo un po’ le riflessioni mie e di Renato per le esperienze che abbiamo vissuto insieme. Il laboratorio a cui abbiamo partecipato, tenuto da Roberto Tiso, ci ha colpito molto positivamente. Per me è stata molto particolare la sensazione provata, in quanto ho sentito di essere entrata in relazione  molto intimamente con persone sconosciute. Renato che non aveva mai praticato tecniche corporee ha sentito fortemente come questo mezzo lo avesse portato ad esplorare vissuti personali.

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