Emozioni e impressioni dal Festival secondo Monica

…. un fine settimana fertile di sviluppi a cui dare momenti e spazi per assaporarli.

 

Questa volta mi sembra di scrivere in dialogo con Assunta, la tessitrice archeologa di Campotosto, perché qui accanto ho la sua foto, parte della mostra che Matthias ha condiviso con noi durante il Festival al femminile.

Credo che chi ha vissuto in prima persona il femminismo negli anni ’70, per non rimanervi ingabbiata per delusione o idealizzazione, abbia dovuto fare delle scelte trasformative come ha fatto lei, in senso reale o in senso figurato.

Il femminismo ha forzato il femminile entro una cornice rabbiosa, di rivalsa, dialettica più che dialogica. Al di là delle conquiste giuridiche, sociali, culturali, sul piano umano esso è fallito per mancanza di sviluppi evolutivi. Ha rafforzato la contrapposizione, ha innalzato steccati laddove ci sarebbe stato bisogno di un dialogo di crescita per un confronto costruttivo, di trasformazione della società, della famiglia e dei ruoli al loro interno.

Il percorso di ricerca sul femminile è da sempre nel progetto di Ecologia Umana, ma con questo Festival si è inaugurata una proposta di apertura secondo me preziosa e rara. Come dice Morna, il mondo ha bisogno di un femminile radicato e sostanzioso come quello che incarnano le donne africane. Credo che la consapevolezza del proprio femminile passi attraverso la capacità di curare la relazione e l’integrazione tra le parti.

Nella crisi climatica che stiamo vivendo, nell’allerta generale del nostro pianeta, le qualità femminili del curare le relazioni in senso cooperativo e corresponsabile, sono fondamentali. La Terra è un unico pianeta vivente; la vita sul nostro pianeta è multiforme ma una sola.

Perciò ho trovato preziosi i contributi di Francesca per il coraggio della trasformazione e dello svelarsi, per i testi che ci ha regalato, per l’intensità delicata del suo danzare; ricchissima la presenza di Matthias – colibrì di ultima generazione – che ha suscitato un’onda di energia pulita e potente. Mi sono stupita della sintonia di temi e modalità, del Teatro Intimo, che ringrazio anche per avermi donato la frase: – L’anima è in cerca di sempre nuove madri.

Ho apprezzato il canto di Tamar capace di evocare luoghi e tempi remoti, la danza di Elda Maria, duttile e densa al tempo stesso.

La presenza dei laboratori è fondamentale perché è il tramite tra il festival e il quotidiano, potrebbe diventare lo spunto per creare gruppi di attività creative, di aggregazione, complicità e confronto… durante l’anno.

Come proposta per il futuro sarebbe utile lasciare del tempo libero per assaporare (silenziosamente o meno, ma in maniera non guidata) quello che si è ricevuto; una fase di “otium”, non di vera e propria rielaborazione ma di ascolto-affidamento a quanto di nuovo è arrivato.

Un concedersi una vacanza attorno ad un filo d’erba, come scrive Franco Arminio.

Infine, trovo che sia preziosa la vostra capacità di visione di futuro, il fatto che il Festival sia stato pensato da subito come un’esperienza con un seguito, come un fine settimana fertile di sviluppi. Grazie.

Monica

Casa dell’Ecologia Umana
Fano, via Roncosambaccio n. 149/a (PU)

Per iscrizioni e informazioni:
334 7009556 Marina
email: corsi@ecologia-umana.it

 

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